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“Comitato di affari” e accordi di potere

(Tempo di lettura: 3 - 5 minuti)

I Ros dei carabinieri, coordinati dalla Dda di Catanzaro, hanno fatto luce sugli affari della cosca crotonese dei Papaniciari

L’inchiesta antimafia ha svelato gli stretti contatti tra la consorteria criminale ed esponenti di spicco della politica locale e regionale

«Un gruppo stabile e strutturato promosso, diretto e organizzato da soggetti politici, amministratori pubblici, imprenditori ed intermediari di imprese al fine di commettere una serie indeterminata e continua di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare nell’ambito regionale calabrese e crotonese in particolare». 

Così il gip distrettuale di Catanzaro Antonio Battaglia sintetizza l’indagine della procura antimafia di Catanzaro che è sfociata in una operazione - nome in codice "Glicine-Acheronte" - condotta dal Ros dei carabinieri con l’esecuzione di 41 misure cautelari (delle quali 22 in carcere e 12 agli arresti domiciliari) con accuse che vanno dall’associazione mafiosa all’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione. Tra gli indagati, complessivamente 123, figurano nomi eccellenti della politica calabrese come l’ex presidente di centrosinistra della giunta regionale Mario Oliverio, l’ex vicepresidente pure di centrosinistra Nicola Adamo, l’ex consigliere regionale Vincenzo Sculco (ritenuto l'epicentro di un vero e proprio "sistema" criminale e sottoposto ai domiciliari) e la figlia Flora Sculco, a sua volta ex consigliera regionale. Indagati anche gli imprenditori Giovanni Mazzei, Raffaele Vrenna e il fratello Gianni, rispettivamente ex presidente e attuale presidente del Crotone Calcio. E ancora dirigenti della Regione Calabria e dell’Azienda sanitaria provinciale di Crotone. Quindi il boss dell’omonima cosca di Papanice Mico Megna e affiliati coinvolti in un filone d’indagine parallelo, considerato che il "locale" di 'ndrangheta dei “papaniciari” secondo gli inquirenti «aveva rapporti sistematici con la pubblica amministrazione che partono dal 2014 fino al 2020. Una pubblica amministrazione asservita all'organizzazione 'ndranghetistica con rapporti diretti con la politica regionale». 

In questo quadro che delinea l'esistenza di un "comitato d'affari" si inquadrano la penetrazione all’interno del Comune e nella Provincia di Crotone e ancora «la penetrazione nell'Asp di Crotone, mediante la precisa concertazione tra Mario Oliverio, Giancarlo Devona, Vincenzo Sculco, Nicola Adamo, in ordine al controllo del predetto ente, attraverso la rimozione dell'allora direttore generale Sergio Arena - persona sgradita a Sculco - e la preposizione di una figura di vertice che assicurasse un segnale di discontinuità con il passato». Al centro di questo comitato d’affari, dunque, si staglia la figura di Vincenzo Sculco, l’ormai 73enne esponente politico crotonese, con un passato di segretario generale della Cisl calabrese e di consigliere regionale.

Gli inquirenti descrivono i legami tra la cosca crotonese dei Papaniciari e i rappresentanti delle istituzioni sul territorio

«L’abbraccio tra ‘ndrangheta e politica»

Delineato l’inquietante quadro di una pubblica amministrazione pesantemente condizionata dalla pressione della criminalità organizzata

«Un abbraccio tra 'ndrangheta e politica» (anche regionale) per condizionare per allungare le mani su appalti, incarichi, nomine, assunzioni nelle istituzioni del Crotonese, e poi tutta una serie di attività illegali che arrivava a coprire tutta la gamma del codice penale. Sono questi i tratti caratteristici della cosca dei “Papaniciari” dominante a Crotone, disarticolata dall'operazione "Glicine-Acheronte" del Ros dei carabinieri coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri. A delineare gli affari e le cointeressenze di un'organizzazione 'ndranghetista di altissimo rango criminale sono stati gli stessi investigatori nel corso di una conferenza stampa nella sede della Procura di Catanzaro.

«Abbiamo accertato rapporti continui e sistematici tra politica, pubblici amministratori, faccendieri che in cambio di appalti e assunzioni si attivavano per procacciare voti, in spregio a qualsiasi regola e a qualsiasi norma, con facilità e arroganza nella gestione della cosa pubblica», ha spiegato nell'incontro con i giornalisti lo stesso Gratteri parlando di vero e proprio «abbraccio tra 'ndrangheta e politica». A sua volta il comandante del Ros dei carabinieri, Pasquale Angelosanto, ha ricordato «il condizionamento esercitato dall'organizzazione 'ndranghetista sulla pubblica amministrazione», un condizionamento che si sostanziava a esempio nelle nomine all'Asp di Crotone, nell'individuazione della sede dell'Aterp, l'agenzia per l'edilizia residenziale, al Comune di Crotone, alla Provincia di Crotone e nelle partecipate di questi enti: l'inchiesta – è stato quindi evidenziato dagli inquirenti – ha messo il luce, in particolare, le infiltrazioni della cosca dei “Papaniciari” in numerosi appalti pubblici, da quelli relativi all'Antica Kroton, legata alla vocazione archeologica del territorio pitagorico, a quelli in materia ambientale, e il controllo mafioso anche della festa mariana di Crotone, la cui organizzazione sarebbe stata affidata a un'associazione riconducibile alla consorteria. 

In più, la cosca dei “Papaniciari”, guidata dallo storico capoclan Domenico Megna, aveva messo le mani sulla filiera del gioco d’azzardo, della vigilanza privata in enti pubblici o allo stadio, e soprattutto si era anche espansa oltre i confini della Calabria, con propaggini in Lombardia, in Emilia Romagna e in Veneto ma anche in Austria e Germania, dove grazie all'attività della Bka, la polizia federale tedesca, il Ros è riuscito a intercettare e bloccare un pericoloso esponente dell''organizzazione. «Questo – hanno riferito gli inquirenti - confermano la dimensione ormai internazionale della 'ndrangheta». 

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