È quanto emerge dal Rapporto 2022 realizzato da Avviso Pubblico, la rete antimafia di Enti locali e Regioni, presentato giovedì 22 giugno a Roma, presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi
Nella nostra regione, dopo un aumento esponenziale del fenomeno durante la pandemia, segnano un calo riallineandosi ai dati pre-pandemia. Tuttavia ci raccontano la pervasività territoriale del fenomeno con 5 Province, 31 Comuni colpiti, 42 atti intimidatori.
ROMA - Nel 2022 in Italia sono stati 326 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica Amministrazione. Due casi su tre si sono verificati al Sud e sulle isole (il 66% del totale). In testa la Sicilia con 50 casi censiti, seguono la Campania (49), la Puglia (48) e la Calabria (42). Il diciotto per cento del totale degli episodi ha riguardato le donne, amministratrici e dipendenti della PA con minacce dirette e indirette.
È quanto emerge dal Rapporto 2022 Amministratori Sotto Tiro realizzato da Avviso Pubblico, la rete antimafia di Enti locali e Regioni, presentato giovedì 22 giugno a Roma, presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
I dati per il 2022 per la Calabria, dopo un aumento esponenziale del fenomeno durante la pandemia, segnano un calo riallineandosi ai dati pre-pandemia. Tuttavia ci raccontano la pervasività territoriale del fenomeno con 5 Province, 31 Comuni colpiti, 42 atti intimidatori.
«Il dato calabrese, che presenta numeri di intimidazione inferiori rispetto all’anno precedente, non deve assolutamente rassicurare poiché oggi le mafie intimidiscono e condizionano attraverso nuove forme di violenza non eclatanti – spiega Giuseppe Politanò, vicesindaco di Polistena e coordinatore regionale di Avviso Pubblico –. C’è un mondo sommerso di minacce e prepotenza che tende a generare paura negli amministratori pubblici e nelle imprese impegnate nell’esecuzione di lavori pubblici. È importate che questi dati attivino processi di partecipazione attiva delle comunità locali perché ogni amministratore lasciato solo nell’espletamento del proprio mandato diviene un “bersaglio facile” sia sul piano della violenza fisica sia della violenza psicologica».
Di seguito Politanò ricorda la prima Marcia Nazionale degli Amministratori sotto tiro svoltasi a Polistena il 24 giugno 2016. «Quell’evento – dice ancora il vicesindaco – ha testimoniato quanto le buone pratiche amministrative, diffuse e condivise, possono essere un segnale importante di unità nel processo di liberazione dalla ‘ndrangheta. Gli oltre 40 atti intimidatori in Calabria nel 2022 lanciano un messaggio chiaro: sostenere chi è in prima linea e svolge la propria missione politica a testa alta e con la schiena dritta e contestualmente analizzare e approfondire per conoscere contesti e situazioni perché scegliere di stare dalla parte della legalità e della Costituzione deve essere una scelta radicale fatta di coerenza e costanza».
Il trend è in calo rispetto all’anno passato: meno venticinque per cento con 438 casi di avvertimenti e aggressioni. I numeri sembrano riportare le lancette dell’orologio a prima dello scoppio della pandemia, periodo in cui le tensioni sociali hanno scatenato un numero più elevato di intimidazioni. Ma i dati sono soltanto apparentemente confortanti. Fare il sindaco era, e resta, un lavoro difficile e talvolta pericoloso. Ce lo dicono i tanti casi di aggressione oppure le minacce di morte e le buste di proiettili nella cassetta delle lettere.
Ad essere coinvolti nella maggior parte dei casi sono i comuni al di sotto dei ventimila abitanti. E una minaccia su quattro non ha matrice criminale: sono comuni cittadini che sfogano il proprio dissenso rispetto a scelte amministrative sgradite con modalità violente e intimidatorie. Questo accade soprattutto al nord, dove le restrizioni sanitarie da covid-19 hanno fatto registrare attacchi diretti ai primi cittadini, provenienti dalla cosiddetta area no-vax.
Il Rapporto quest’anno si arricchisce di una sezione speciale sui casi di violenza politica internazionale. A realizzarlo ACLED (Armed Conflict Location & Event Data), che raccoglie informazioni su date, attori, luoghi, vittime e tipologie di tutti gli eventi di violenza politica nel mondo. (DICHIARAZIONE CARBONI)
L’analisi di ACLED mette in evidenza la natura anonima delle violenze contro gli Amministratori Locali. Mentre in Italia i casi diminuiscono, aumentano invece in Francia e in Grecia. Ad emergere sono gli atti di violenza consumati attorno alla cosiddetta “galassia no-vax”. Ma oggetto dell’analisi è anche l’Ucraina martoriata dalla guerra. Le forze russe sono state responsabili del rapimento di almeno 76 amministratori locali che si sono rifiutati di collaborare con le truppe occupanti. Il fenomeno però era conosciuto anche prima dell’invasione su larga condotta dalla Russia. Nei quattro anni precedenti si erano registrato 125 episodi di vilenza contro sindaci e funzionari.
Il report si chiude, infine, con un’analisi delle violenze perpetrate a danno di giornalisti, con un totale di 518 eventi. In aumento rispetto ai 462 del 2021. Ad essere interessati sono 78 Paesi con in testa il Messico (46 eventi), il Bangladesh (46) e l’Afghanistan (38). Secondo il Committee for the Protection of Journalists, sono 67 i giornalisti morti a seguito di violenze nel 2022. Quindici di loro sono morti in Ucraina, seguita dal Messico con tredici vittime e Haiti con sette.